In occasione del venticinquesimo anno di attività, Cisita Parma coinvolto alcuni tra i più significativi professionisti (provenienti sia dal mondo universitario sia da quello della consulenza aziendale) che hanno collaborato a vario titolo con la società. Ne è nato un libro che racconta questo lungo percorso ma, soprattutto, che si propone di disegnare alcune prospettive sulla formazione di domani e di illustrare le nuove declinazioni che Cisita Parma intende continuare a mettere a disposizione delle aziende. Attraverso un ampio ventaglio di contributi anche molto variegati tra loro, accomunati, pur nelle differenze di metodo e prospettive, dallo sguardo verso il futuro, viene tracciato una riflessione sulla formazione, intesa come strumento innovativo di crescita per le aziende e per le persone che "abitano" le aziende stesse.
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Introduzione
Il tema della diversità in questi anni è divenuto oggetto di grandi retoriche che si traducono in diverse modalità sia di comunicazione che di azione.
Il termine retorica è qui usato sia nella sua accezione prevalente di persuasione, ma anche come la frattura esistente tra quanto dichiarato e quanto praticato(Pezzillo lacono, Esposito, Sicca, 2009).
La retorica non è di per sé negativa, anzi essa è uno strumento essenziale sia di creazione di senso che di comunicazione di una visione / missione, senza le quali ogni organizzazione rischia sentirsi orfana di valori e anonima nei progetti. E’ compito proprio dei leader quello di tracciare attraverso la retorica la direzione attraverso cui condurre il gruppo verso nuovi orizzonti.
Ma se questa è la parte positiva e attiva della retorica, finalizzata a produrre e mantenere un’identità organizzativa, la parte oscura e falsa è quella dell’utilizzo di determinate parole d’ordine ad uso e consumo di una comunicazione sempre più spregiudicata che, incurante della realtà vera e concreta in cui si muove, tende a dipingere una situazione aziendale lontana del vivere quotidiano.
Una frattura, da questo punto di vista, tra il dichiarato e praticato, che è non solo endemica, ma anche fisiologica. Se la retorica mette in luce i desideri, i progetti a venire, gli orizzonti più lontani, è evidente che si discosta dal quotidiano per fornire e condividere dei panorami di cambiamento.
L’impressione è che spesso, sul tema della diversità, si giochi invece una retorica strumentale, fatta non tanto di desiderata, quanto di immagine patinata, di lato fiorito da voler comunicare, più che di fatica quotidiana e di approfondimento reale.
In alcune aziende, anche molto note, questa spaccatura rischia di trasformarsi in boomerang, quando le persone sperimentano che esiste un abisso tra quanto dichiarato nelle intenzioni e lo sforzo realizzativo.
In altre situazioni, aziende molto note, hanno trasformato il tema della diversità, in particolare quella di genere, in temi di comunicazione aziendale strutturata, costruendo dei progetti che si ancorano sul territorio, coinvolgendo altre aziende, creando network e così via. Anche in questo caso esiste un rischio concreto di spostare il proprio interesse più sull’apparenza che sull’essenza.
Vi sono, per fortuna, sempre più aziende che stanno facendo del tema della diversità una importante chiave di lettura per meglio comprendere sia l’origine dei fenomeni di esclusione che le possibili terapie organizzative e formative che possono portare a migliorare la cultura aziendale nella direzione di una maggiore capacità di inclusione.
Personalmente ho avuto la fortuna di seguire molti di questi casi, come consulente e formatrice, e di conseguenza tenterò in questo contributo, di tracciare un breve bilancio dell’esperienza svolta affinché altre realtà possano mettere a frutto questi percorsi.
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