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  • Immagine del redattoreCristina Bombelli

Percorsi di self-empowerment femminile

Nella mia esperienza lavorativa di formatrice nel campo del comportamento organizzativo nella faculty della migliore business school italiana, il tema dell’assenza femminile è stata la spinta per declinare molta parte della mia attività con l’obiettivo di aiutare le donne ad infrangere il “soffitto di vetro”. Un’assenza visibile non solo nei luoghi di potere, ma anche nelle aule che ho frequentato dagli anni 90.


Ho iniziato con una ricerca che intendeva mettere a fuoco delle intuizioni e che lavorasse non solo sui noti meccanismi di esclusione messi in campo da una cultura inevitabilmente maschile, ma anche sulle dinamiche proprie del femminile che spesso, da un lato accettano questa esclusione implicita, dall’altro ripercorrono strade che a volte non aiutano nella ascesa al potere.


Da allora sono passati 25 anni di grandissimo impegno personale e di grande soddisfazione lavorativa, a fianco delle donne in seminari, sessioni di coaching, chiacchierate informali, che mi hanno regalato il privilegio di vedere quanto le donne siano cambiate, quanto si siano oramai legittimate il lavoro e la carriera e di quanto siano diventate consapevoli delle proprie potenzialità.


Ma ancora molto resta da fare, come ci dicono i numeri delle assenze e come ci racconta la voce delle donne che continuo a raccogliere.

Nei cambiamenti vi sono alcuni dilemmi che rimangono un impegno preciso nei nostri percorsi di empowerment:


  • La bravura femminile, ad esempio scolastica, spesso si basa sull’obbedienza all’autorità. Non in modo passivo, certo, ma per ottenere l’approvazione necessaria per proseguire. Un tema che spesso non aiuta a costruire una propria personale visione delle cose, tratto indispensabile per diventare leader. Un consiglio a tutte le donne ricalca un famoso libro della mia generazione, di quel Don Milani che scriveva alle professoresse: l’obbedienza non sempre è una virtù.


  • La capacità di autovalutazione è sempre un tema presente, anche nelle giovani. Certamente più motivate ed assertive, hanno però in comune con le più mature il rischio di una self confidence troppo legata al giudizio degli altri. Anche in questo caso come nel punto precedente si tratta di una virtù che, estremizzata, diventa un rischio. Trovare strumenti obiettivi di autovalutazione, mettere a fuoco le competenze distintive, costruire un piano personale di sviluppo sono tutti elementi che aiutano nella costruzione dell’autostima.



  • Il fondamentale senso etico, una delle migliori e più studiate virtù femminili, può fare diventare intransigenti rispetto alle attività quotidiane, viste come un “compromesso” inaccettabile. Il compito in questo ambito è di saper costruire dei legami tra il proprio senso etico e la realtà quotidiana, anche quella del mondo degli affari, per portare quel punto di vista femminile di cui c’è tanto bisogno.


  • La capacità di com-passione è un tratto fondamentale del nostro essere donna. Numerosi studi mettono in luce come l’empatia, elemento declamato dalla ormai famosa intelligenza emotiva, sia una peculiarità che le donne posseggono. Il limite di questa virtù è l’invischiamento, la difficoltà a separare il merito dal legame, procedendo nel lavoro con un maternage che potrebbe diventare un ostacolo, invece che una risorsa.



  • Costruire la propria leadership personale è l’ultimo tassello dei pochi che posso condividere in questo spazio necessariamente ristretto. Riprendere i propri valori, quelli unici e personali radicati nella propria vita. Riesaminarli in concreto, confrontarsi con i role model che hanno prodotto nel corso del tempo ispirazione. Leggere il contesto organizzativo in cui si vive per comprendere la compatibilità concreta e lavorare per il cambiamento.


Nella mia persona visione so che le donne hanno un contributo fondamentale da dare allo sviluppo, perché hanno le capacità cognitive di comprendere e i tratti attitudinali di sentire il disagio degli altri. Lo sguardo femminile è quel “quid” che manca nello sviluppo ipertrofico e insensibile, che privilegia la quantità a scapito della qualità, che insegue la remunerazione finanziaria fine a sé stessa, senza entrare nel merito della catena del valore reale.


Per questo continuerò a lavorare a fianco delle donne negli anni a venire, esortandole ad una capacità di azione che non riguarda solo la loro carriera, ma che è tema molto più vasto ed importante.

Magari, comprendendo che il tema è collettivo, le “mie” donne saranno più motivare a mettersi in gioco.


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